A cura di Renata Allio

RIVISTA DI STORIA ARTE E ARCHEOLOGIA PER LE PROVINCE DI ALESSANDRIA E ASTI

  • Codice Scheda: 6563
  • Anno di fondazione: 1892
  • Anno di cessazione:
  • Scheda precedente:
  • Scheda successiva: 24399
  • Altezza :24.00
  • Base: 17.00
  • Pag. arabe:
  • Da:
  • A:
  • Pag. romane:
  • Genere: Arte, letteratura, storia
  • Altro genere:Varia
  • Periodicità: Semestrale
  • Prezzo: 30
  • Moneta: Non definito
  • Tiratura: 500
  • Nell'anno: 2004
  • Area di diffusione: Nazionale
  • Lingua: Italiano
  • Supplementi:
  • Sito internet:
  • Indice:
  • Editore: Società di Storia Arte e Archeologia per le Prov. di Alessan
  • Luogo di edizione: ALESSANDRIA
  • Provincia: Alessandria
  • Tipografia :Stamperia Brigati Glauco
  • Luogo di stampa: Genova Pontedecimo
  • Continua :
  • Variazioni sottotitolo

  • Data variazione: Non disponibile
  • Sottotitolo: BOLLETTINO DELLA SEZIONE DI ALESSANDRIA DELLA R. DEPUTAZIONE SUBALPINA DI STORIA PATRIA (LE ANNATE 1936 - 1942).

  • Variazioni della frequenza di pubblicazione

  • Data variazione: 2002
  • Frequenza: Semestrale
  • Data variazione: 1894
  • Frequenza: Trimestrale
  • Data variazione: 1947
  • Frequenza: Annuale

  • Biblioteca principale:

  • BIBLIOTECA CIVICA DI ALESSANDRIA
  • Inizio: 1892
  • Fine:
  • Note:

    IND. 1892-1901
  • Archivio:
  • Repertorio: CCPBP
  • Fondo privato:
  • Microfilm / Scansione:
  • Archivi digitali:
  • Cataloghi online:
  • Note aggiuntive

  • GIA`:*RIVISTA DI STORIA, ARTE , ARCHEOLOGIA DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA Edita dal 1892 dalla Società di Storia Arte e Archeologia per le Province di Alessandria e Asti la "Rivista" è il più antico periodico storico del Piemonte tuttora in corso. La Società di Storia Arte e Archeologia era nata ad Alessandria nel 1885 come Commissione municipale per la cultura storico-artistica: espressione del notabilato liberale colto della città, la Commissione (trasformata in Società nel '95) si mosse subito per rivitalizzare la vecchia biblioteca civica napoleonica, per creare un Museo e, soprattutto per dar vita ad una rivista che rinnovasse e divulgasse gli studi di storia locale. Il compito di realizzare questo periodico venne affidato a Francesco Gasparolo, storico alessandrino formatosi alla scuola scientifica e positiva di fine '800, il quale il 21 luglio 1892 presentò il primo fascicolo della "Rivista di Storia Arte e Archeologia": pur trattandosi di una pubblicazione municipale, questa prima uscita rivelava grosse ambizioni scientifico-metodologiche e, cosa altrettanto inconsueta, identificava il proprio spazio di interesse non con la città di Alessandria, ma col territorio della Provincia. Questa percezione allargata del significato storico del toponimo "Alessandria" corrispondeva ad un progetto storiografico e politico esplicitato solo per la parte tecnica, relativa all'applicazione della filologia documentaria e delle metodologie scientifiche alla storia locale; implicito, invece, il progetto politico-storiografico comune a tutte le deputazioni di storia patria tendente ad annodare i fili conduttori della storia locale alla storia e all'identità d'Italia. L'idea era quella di costruire - da Aleramo o da Marziano di Tortona o da Guido d'Acqui ad Alessandro III a Vittorio Amedeo II e a Carlo Alberto -, una linea di continuità che potesse traghettare uniti nella Provincia di Alessandria e nella nuova grande Nazione, un insieme di territori come Alessandrino, Astigiano, Acquese, Casalese, Tortonese e Novese, riuniti da un confine amministrativo recente e artificiale. Questa la chiave di lettura delle diversità e delle affinità del medioevo aleramico, padano e italiano, del sostrato profondo e diffuso della romanità, del vasto respiro delle vicende moderne: la chiave cioè che avrebbe consentito alle storie dei territori della Provincia di riscoprire l'autonomia di lungo periodo rispetto alla sfera pedemontana e all'influenza sabauda facendo riaffiorare la comune vocazione cosmopolita. Condiviso dall'élite culturale di tutta la Provincia - Giorcelli e Valerani a Casale, Gabiani ad Asti, Scati ad Acqui (ma come dimenticare Carlo Patrucco che, più tardi avrebbe collaborato col Gabotto nella costruzione del "Bollettino storico-bibliografico subalpino"?) il progetto di don Gasparolo di definire l'identità storica e culturale di questo quarto sud-orientale del Piemonte, sarebbe divenuto scuola subito, impegnando i direttori e i collaboratori della "Rivista" succedutisi per più di un secolo, a proseguire il non facile dialogo e confronto tra la storia locale e la grande storia nazionale ed europea. Un'opzione storiografica che ha segnato una linea di continuità, nei momenti fondamentali della vita della Società e della rivista, a partire dall'ambizioso programma disegnato e in qualche misura realizzato per la celebrazione di Marengo del '900 (drasticamente ridimensionata per problemi di carattere politico e finanziario) per proseguire poi con i grandi convegni internazionali L'Italia dei comuni nell'età di Federico Barbarossa del 1968, con Archivi nell'Alessandrino. Piccola storia grande storia del 1982, con Dai Feudi monferrini e dal Piemonte ai Nuovi Mondi oltre gli Oceani del 1990, con Alessandro della Valle di Pomaro. Scritti e immagini dagli Stati Uniti d'America del 1992 e con L'altro Piemonte nell'età di Carlo Alberto del 1999-2000. Una strada d'altronde sistematicamente battuta dalla "Rivista", fascicolo dopo fascicolo, con saggi, memorie, documenti e note nel loro insieme costituenti un eccezionale e unitario "corpus" storiografico e un'indiscutibile testimonianza della contemporaneità del progetto di don Gasparolo; una strada, poi, consolidata sul piano metodologico dal confronto dialettico continuo tra ricercatori universitari, professionali, e studiosi locali, amatoriali. Che la percezione allargata della dimensione di Alessandria e dell'Alessandrino non celasse intenti di monopolio ideologico sulla storia dei territori provinciali è dimostrato dal fatto che con le nuove società e riviste storiche sorte in Provincia di Alessandria nel '900 si sono subito create le basi di un positivo rapporto di specializzazione, di interscambio di autori e di collaborazione in grandi progetti comuni. La gemmazione più antica è senza dubbio quella di "Julia Dertona" nata nel 1906 e cessata nel 1916, ma ripresa nel secondo dopoguerra, di vocazione specialmente romanista ed altomedievale, ormai prossima a superare il mezzo secolo di pubblicazioni. Di tradizione recente ma già consolidata, importante per la focalizzazione degli interessi specificamente sul XX secolo e per la qualità dell'apporto metodologico, è poi il "Quaderno di storia contemporanea" dell'Istituto provinciale di Alessandria per la storia della resistenza e della società contemporanea: apparso nel 1978, il "Quaderno" ha ormai superato il quarto di secolo. Nel Novese, alla felice esperienza di "Novinostra" che dura dal 1960, si è affiancata nel 1983 "In Novitate": per completare un panorama storiografico di tutto rispetto, oltre che di grande valore, sono quindi arrivate, in tempi più vicini, l'ovadese "Urbs" (1986), la casalese "Arte e Storia" (1987) e l'acquese "Aquesana" (1994). Un panorama stimolante, di straordinaria ricchezza, che tuttavia molto deve alla "Rivista di Storia Arte e Archeologia", avendone ripreso l'impianto metodologico attento alla dialettica tra piccola e grande storia e, soprattutto, avendo potuto usufruire del suo precedente lavoro di dissodamento del terreno storiografico provinciale. La rivista presentata ufficialmente nel Municipio di Alessandria il 21 luglio 1892, non era identica al volume CXIII, relativo al 2004. Diverso il formato, diversa l'architettura grafica, leggermente diversa la testata; la periodicità inizialmente a fascicoli semestrali, dopo due anni sarebbe diventata trimestrale e tale sarebbe restata anche nel 1931 coi fascicoli divenuti quaderni, modificandosi solo col regime del "quaderno unico" con cadenza annuale dal 1947 (ma proprio il volume del 1947 in realtà era quadriennale, comprendendo le annate tra 1944 e 1947): i quaderni unici biennali sono concentrati tra il 1948-49 e il 1987-88: infine la cadenza semestrale sarebbe stata ripresa a partire dal 2002. L'annata più "pesante" è il 1935, con ben 867 pagine: la più "povera" il 1982, con lo 63 pagine (ma in realtà è il "quaderno unico" 1944-1947 che riunisce in 157 pagine 4 annate). Diverse, rispetto a quel primo numero, anche l'impostazione, la titolazione e la collocazione delle rubriche. Alla serie iniziale sarebbe seguita nel 1901 una seconda serie, poi una terza nel 1916, tuttavia senza salti di continuità ad eccezione di quello dei 4 fascicoli del 1906 indicati come annata XVII (anziché XV): con l'annata successiva, il 1907, si ritornò alla sequenza esatta, a. XVI così come il 1908, cui spettò nuovamente " e questa volta correttamente " l'a. XVII. Il cambio di regime " dai fascicoli ai quaderni, nel '31 " non comportò l'inizio di una quarta serie, come non lo comporterà il passaggio nel 1947 al quaderno unico annuale o lo sdoppiamento in fascicoli semestrali nel 2002. Sono stati diversi nel tempo gli Enti o Istituti culturali o territoriali di riferimento, editori - la Commissione permanente municipale di Storia Arte e Archeologia, la Società di Storia Arte e Archeologia di Alessandria, la Deputazione provinciale di Storia patria, l'Accademia degli Immobili, la Provincia di Alessandria, le Province di Alessandria e di Asti " ma la parte fondamentale della testata, "Rivista di Storia Arte e Archeologia", è rimasta immutata nel tempo facilitando il processo di identificazione del periodico col territorio e viceversa e sottolineando l'idea della continuità e della solidità di questo rapporto. Certo altre cose sono mutate rispetto a quel primo numero, ma si tratta dell'architettura delle pagine, di innovazioni d'impianto tipografico, di adattamenti agli usi linguistici, avvertibili solo affiancando il primo e l'ultimo numero: insomma, quell'insieme di variazioni formali quasi quotidiane che rappresentano lo sforzo di miglioramento perseguito da ogni redazione. Scomparirà ad esempio, con Viora, la rubrica "Studi", ma pur senza titolo di sezione, i saggi di maggior peso continueranno sempre ad aprire la rivista; contemporaneamente "Memorie e notizie" verrà smembrata, per facilitarne la scansione e quindi la leggibilità, in "Miscellanea" (articoli brevi, note e documenti) e in "Comunicazioni" (di carattere prevalentemente formale, verbali, necrologi, ecc.); con Pistarino, infine, la rubrica "Comunicazioni" si allargherà per diventare "Rassegna di congressi e comunicazioni". Ritocchi e varianti che comunque non hanno inciso sulla struttura sostanziale: inavvertibili per chi utilizza e studia i circa 1800 saggi, contributi e note di storia moderna e medievale soprattutto (con notevoli digressioni comunque nell'800), pubblicati dalla "Rivista " nell'arco di 113 annate. Sul piano storiografico l'evoluzione della rivista si articola in tre fasi che si identificano con le personalità culturali e scientifiche degli storici che l'hanno guidata: Francesco Gasparolo dal 1892 al 1931, Mario E. Viora dal 1931 al 1986 e Geo Pistarino dall'86 al 2003 (quando gli è subentrato Isidoro Soffietti). Fermo restando quanto si è sottolineato precedentemente a proposito della continuità delle linee generali, è evidente che le tre fasi presentano differenziazioni non formali rapportabili per un verso alla naturale evoluzione degli interessi tematici e cronologici e degli approcci metodologici, per l'altro direttamente alla personalità, alla specializzazione scientifica e alla rete dei legami accademici dei singoli direttori. Sinteticamente si può affermare che le linee guida della prima fase sembrano tese alla ricerca dell'identità provinciale e all'individuazione delle radici padane, monferrine e milanesi; quelle della seconda fase paiono ricondurre prevalentemente alla dimensione regionale e all'esplorazione delle radici piemontesi, laddove la terza fase fa pensare piuttosto al tema della diaspora degli Alessandrini e degli Astigiani nel mondo, e ai profondi legami con Genova. Ma forse è soltanto una suggestione soggettiva, suggerita dal desiderio " molto poco scientifico, in verità - di vedere compiuta la ricognizione storiografica a 360 gradi intorno alle matrici etniche, culturali ed economiche delle Province di Alessandria e Asti. Fra i direttori, di primo acchito la quarantennale leadership di Gasparolo appare dominante, se non addirittura prevaricatrice. Con oltre 300 tra saggi, note e documenti firmati o siglati (e tenendo conto che molti "pezzi brevi" e "documenti" apparsi anonimi, sono a lui attribuibili) la sua presenza sulla rivista è preponderante, ingenerando l'impressione che gli altri redattori e collaboratori avessero a disposizione soltanto modesti spazi residuali. Gasparolo fu senza dubbio ricercatore instancabile e autore estremamente prolifico, ma le ragioni della sua presenza preponderante dipendono dal fatto che, in quanto direttore, egli si assunse soprattutto negli ultimi vent'anni di direzione il carico di conservare alla rivista una periodicità gravosa e di mantenere rubriche non sempre adeguatamente apprezzate e alimentate dai collaboratori. Comunque tutta la redazione di questa prima fase è regolarmente presente sulle pagine della rivista e monopolizza gran parte dei "Supplementi" (una iniziativa editoriale abbandonata dopo il '31): da Giuseppe Giorcelli (circa 60 articoli firmati o siglati), a Ernesto Nava (39), a Carlo Chiaborelli (29), a Flavio Valerani (18), a Raffaele Ottolenghi (15), a Giuseppe Ponte (14), a Niccola Gabiani e a Vittorio Scati (12 ciascuno), a Pier Luigi Bruzzone, a Bartolomeo Campora e a Francesco Trucco (10 ciascuno) " per non citare che i più assidui dal punto di vista statistitico. Un'altra caratteristica di questo gruppo creato da Gasparolo " e si pensi non solo ai collaboratori abituali, ma anche ai numerosi saggisti di vaglia nazionale come Ferdinando Gabotto, Carlo Cipolla, Fedele Savio, Luigi Carlo Bollea, Amilcare Bossola, Francesco Lemmi, ecc. - è senza dubbio l'anzianità: il che ha comportato, salvo rare eccezioni, la progressiva scomparsa dell'originario "zoccolo duro" di redattori e collaboratori con modesti ricambi generazionali. Di qui la necessità per Gasparolo di supplire alle assenze man mano più larghe con la propria frenetica attività, per consentire alla rivista di uscire regolarmente: di qui, anche, l'impressione che soprattutto durante gli anni '20 la rivista abbia assunto una connotazione meno aperta al dialogo con la grande storia, o addirittura più alessandrina che provinciale. Una connotazione di dirigismo autarchico e una sensazione di ripiegamento che, d'altra parte, in qualche misura corrispondevano al declino della "leadership" provinciale di Alessandria. Se direttore e redazione sembrano in qualche modo monopolizzare la prima fase di vita della rivista, la situazione risulta diametralmente rovesciata durante i 55 anni successivi, corrispondenti all'era di Mario E. Viora. Lo stile Viora - che ha caratterizzato anche le sue Presidenze della Società alessandrina e astigiana di Storia Arte e Archeologia e della Deputazione subalpina di Storia patria - è connotato soprattutto dalla discrezione: con solo 44 "pezzi" siglati o firmati nell'arco di mezzo secolo (una trentina dei quali per ricordare soci e collaboratori scomparsi) la presenza del direttore sulle pagine della rivista è stata puntuale, ma quasi inavvertibile, come lo è stata d'altra parte quella dei redattori principali, Edoardo Astori (37 articoli siglati o firmati), Pier Ciriaco Astori (24), Fausto Bima (19) ed Umberto de Ferrari (11). Analoga prassi verrà seguita con la collana monografica e documentaria "Biblioteca della Società di Storia Arte e Archeologia per le Province di Alessandria e Asti" , creata da Viora per sostituire i "Supplementi" e per accogliere monografie di ampio respiro provenienti da un territorio anche più largo dell'Alessandrino la collana è oggi ricca di oltre trenta volumi. Più sensibile di Gasparolo alle sollecitazioni esterne e più disponibile alla collaborazione con altre istituzioni culturali, con Università e con Enti locali, Viora ha costantemente mirato ad investire sul lavoro scientifico e sulla progettualità coinvolgendo illustri maestri d'ogni formazione ed indirizzo (si pensi ad es. a Paolo Brezzi, a Carlo Cordié o a Lodovico Vergano); e, insieme, ha sempre creduto e puntato sulle nuove generazioni di storici, per assicurare alla rivista e alla Società lo stimolo di forze fresche e garantire nel contempo un adeguato ricambio generazionale (e si pensi ad es. a Enzo Bottasso, ad Alessandro Corsetti, a Gian Giacomo Fissore, a Guido Gentile, a Geo Pistarino, a Gian Savino Pene Vidari, a Isidoro Soffietti, ecc.). Ma al tempo stesso Viora ha impedito che la rivista divenisse sede soltanto di un esclusivo dibattito accademico, garantendo spazio anche a quegli storici "non professionali" "da Piero Angiolini a Nicola Basile, da Luigi Baudoin a Fausto Bima, da Corrado Lodovici a Livio Pivano, ecc. " che in qualche modo rappresentavano l'espressione del territorio. Il risultato è che rispetto al centinaio di autori ospitati nelle 39 annate della rivista dirette da Gasparolo, sui 43 volumi annuali pubblicati da Viora hanno trovato spazio oltre 220 collaboratori. Un bilancio che non è mera curiosità statistica, ma l'indice del prestigio acquisito tra il 1931 ed il 1986 dalla "Rivista di Storia Arte e Archeologia" (dal 1949 intitolata alle due Province di Alessandria e Asti); ed è la conferma del serrato confronto metodologico e tematico che essa ha ospitato in questi stessi anni. Ma è anche il metro necessario per comprendere quale punto di riferimento fondamentale sia stato Viora per la rivista e per la Società in decenni difficili, lacerati da eventi bellici e da traumatici mutamenti nella società e nella cultura italiana; in decenni durissimi per Alessandria, devastata dalla guerra ed entrata dagli anni '70 in una crisi di lungo periodo non solo economica e demografica; in decenni difficili per la Società di Storia Arte e Archeologia, costretta " dopo il bombardamento dell'aprile '44 che aveva distrutto palazzo Trotti - a peregrinare in cerca di una sede dignitosa, riottenuta solo nel 1997. L'eredità trasmessa nel 1986 da Viora a Geo Pistarino consisteva anche in un forte impegno civile non per accompagnare Alessandria e l'Alessandrino nella crisi, ma per offrire alla città e al territorio gli stimoli e gli strumenti culturali per uscirne. Per la rivista Pistarino ha di fatto istituito una redazione imperniata sui "giovani" alessandrini su cui aveva puntato Viora per traghettare il sodalizio dal dopoguerra agli anni '80: mantenendo la rotta tracciata dal predecessore, ha cercato di allargare la cerchia degli autori (più di un centinaio in 16 annate) puntando da un lato sulla solidità dell'apporto accademico, dall'altro sulla vivacità dei più giovani ricercatori. Altro obiettivo perseguito dal gruppo direttivo-redazionale nonostante la non facile situazione economica della Società, è stato poi quello di riprendere e mantenere dapprima la cadenza annuale delle pubblicazioni e poi, dal 2002, la frequenza semestrale continuando nel contempo ad arricchire la collana "Biblioteca di Storia Arte e Archeologia"; ma soprattutto Pistarino pare aver colto il significato profondo del messaggio trasmesso da Gasparolo e da Viora imprimendo alla rivista un'importante impulso cosmopolita, tale da riportare decisamente la storiografia locale a guardare alla grande storia, per sospingere Alessandria e l'Alessandrino a misurarsi con grandi esempi e, dunque, con grandi obiettivi. Da questa linea non si è scostato, assumendo la direzione della rivista nel 2003, Isidoro Soffietti: d'altra parte era stato allievo di Viora e, in qualità di Direttore alle stampe aveva sempre condiviso con Pistarino le responsabilità scientifiche e gestionali della "Rivista" e della "Biblioteca della Società di Storia Arte e Archeologia per le Province di Alessandria e Asti". Bibliografia: Guido RATTI, Claudia DE FEO, Indice centenario: la « Rivista di Storia Arte e Archeologia per le Province di Alessandria e Asti » dal 1892 al 1999, Alessandria, Ed. dell'Orso, 2001.

    Guido Ratti